lunedì 11 luglio 2011

Angela

Oltre venticinque anni fa, nell'azienda dove lavoro, arrivò una nuova centralinista. Il suo nome era Angela, si era da poco diplomata alle magistrali ed era alla sua prima esperienza di lavoro "serio". Era una ragazzina giovane giovane, piccola e magra da far paura, dall'aspetto un po' dimesso. La pelle diafana, il viso privo di qualsiasi traccia di trucco, un sorriso timido, i capelli lisci come spaghetti e un abbigliamento alla moda, ma indossato con la noncuranza di chi poggia gli abiti smessi della giornata sull'"uomo morto". Non che non fosse curata nell'aspetto, solo che lo era con la negligenza di chi non si preoccupa di essere giudicata per la sua apparenza esteriore. E infatti, a guardarla non le avresti dato un soldo bucato, ma se poi ti fermavi a scambiare quattro chiacchiere con lei durante la pausa caffé o a pranzo a mensa, scoprivi una sensibilità e un intelletto del tutto inaspettati. Aveva una incredibile capacità di percezione psicologica ed era in grado di ritagliarti un profilo della tua personalità che persino tu ignoravi, con la stessa precisione con cui una sarta ritaglia un cartamodello.
Due erano le cose che più le piacevano nella vita: i bambini e i gatti. Per questi ultimi aveva sempre pronta una ciotola di cibo, di latte o acqua, una carezza, tanto che i colleghi non lesinavano gli sfottò alle sue spalle. "La gattara" la chiamavano, ma con l'ironia tipica di chi non sa quanto possano essere consolatori gli strusciamenti e le fusa di un gatto di cui hai saputo conquistare la fiducia.
Un giorno anch'io mi trovai fatalmente a parlare con lei di gatti. A quel tempo sostenevo con fermezza e convinzione di non sopportarli. "Sono diffidenti, egoisti ed opportunisti" continuavo a ripetere, secondo un pregiudizio fin troppo diffuso tra coloro che mai hanno avuto l'occasione di dividere il loro spazio con un felino domestico. "Per carità! non farei mai del male ad un gatto e condanno chi gliene fa, però loro per la loro strada ed io per la mia!"
"Tu non odi i gatti", mi rispose Angela, ed io, con un sorriso tra il sardonico e divertito, "ah no? e che ne sai?"
"Perché all'origine del tuo senso di repulsione, o di quello che credi sia un senso di repulsione, in realtà c'è la teoria dei poli simili che si respingono."
"E cioè, cosa vorresti dire? che i gatti mi sono antipatici perché sono come loro?!?"
"Brava! è esattamente ciò che intendo!"
Me ne andai sorridendo e scuotendo la testa per quel maldestro tentativo di introspezione psicologica, provando anche una punta di commiserazione per quella ragazzina che credeva di saperla lunga su una persona con cui non aveva scambiato più di poche parole tra un piatto di rigatoni al sugo e una porzione d'insalata. Non parlammo mai più di gatti, ma la verità fu che quella frase pronunciata da Angela mi lasciò un marchio impresso a fuoco sul cervello.
Il tempo passò, e un bel giorno Angela venne nel mio ufficio. "Sto facendo il giro di tutti i colleghi per salutarvi: ho dato le dimissioni. Ho vinto il concorso magistrale e finalmente vado a fare il lavoro per cui ho studiato tanto, e starò coi bambini, come ho sempre sognato!" e mentre lo diceva, aveva una luce particolare che le brillava negli occhi e un sorriso luminosissimo: era felice, e quella felicità quasi la trasfigurava e la faceva sembrare una persona diversa, più serena e ottimista. L'abbracciai e le augurai ogni bene, e quella fu l'ultima volta che ci vedemmo. Ma le parole di Angela continuarono a risuonare nella mia testa come le note basse dalle casse di uno stereo, finché un bel giorno non mi soffermai a pensare. "Diffidente? bé sì, un po' lo sono, di tutto ciò che è nuovo e finché non mi sento a mio agio... e d'altronde, chi non lo è, almeno un pochino? Solo gli incoscienti! Egoista? naaaaaa... è solo che quando mi va di starmene per i fatti miei, preferisco che gli altri mi lascino in pace! Opportunista? certo, dove c'è da prendere, prendo a piene mani, soprattutto da chi ha da offrirmi sapere, saggezza e buon senso, ma a chi si mostra generoso con me metto a disposizione con altrettanta generosità tutta la ricchezza interiore che possiedo, che non sarà tantissima, ma è sempre più di niente."
E fu così che incominciai a guardare i gatti con occhi diversi: diffidenti finché, con pazienza e caparbietà, non riesci a conquistare la loro fiducia; amanti gelosi dei loro spazi e dei loro momenti di isolamento; sempre alla ricerca di un po' di cibo e una carezza, ma pronti a mostrarti la loro gratitudine saltandoti in grembo o leccandoti il naso mentre stai a dormire. Dopotutto Angela aveva ragione: in fondo, anche io sono un po' gatta e allora, siccome ogni regola ha la sua eccezione, finalmente misi da parte la mia antipatia per i gatti che, come capii in seguito, non era un'antipatia che mi sgorgava dal cuore, ma era stata costruita con tutti i pregiudizi di cui mi avevano riempito la testa, e iniziai con loro un nuovo rapporto di beneficio reciproco: non più "poli simili che si respingono" ma, in barba a tutte le leggi della fisica, che si attraggono per non staccarsi più!
Mi chiedo oggi che fine abbia fatto Angela. Vorrei tanto incontrarla di nuovo, innanzitutto per dirle che aveva ragione, e poi per chiederle se è felice e se le piacciono ancora tanto i bambini e... i gatti! Chissà, forse un giorno mi metterò alla sua ricerca e la chiamerò... quella piccola ragazzina insignificante, ma con una grande capacità di scrutare dentro le persone!

2 commenti:

  1. Magari facebook ti può aiutare. :)

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  2. Oooohhh Pat! sei la prima a commentare su questo blog! :-)
    In realtà, la prima volta che scrissi questo post (sul bloggattaro) era il 2004... Facebook non era ancora nemmeno apparso all'orizzonte. E' vero, oggi potrebbe aiutarmi, ma difatti se volessi rintracciarla, basterebbe chiedere al marito che lavora qui dove lavoro io, ahahahah! :-D

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