giovedì 11 agosto 2011

Mirco

Mi sono appena destata da una di quelle circonvoluzioni della mente che in genere hanno inizio con un pensiero e poi, in seguito a tutta una serie di concatenazioni più o meno logiche, finiscono per portarti da tutt'altra parte, per infine ricongiungersi al punto di partenza. Insomma, uno di quei voli pindarici totalmente assurdi che capitano quando ti abbandoni del tutto liberamente al flusso etereo di riflessioni e ricordi.
Ed è così che uscendo da una vasca piena d'acqua profumata, dove ho trascorso in piacevole rilassatezza quest'ultima ora di un pomeriggio caldo-ventilato di luglio, pensando che sarebbe saggio imparare a fare meno docce mordi-e-fuggi e più bagni lasciati-andare-alle-coccole-e-fregatene-dell'orologio, che mi è tornato in mente Mirco.
Lo so che non è etico fare il nome vero di persone reali su internet senza avere prima il loro consenso, ma io sono sicura che Mirco non se ne avrebbe a male, perché di lui non si può dire nulla che non sia positivo, nonostante fosse tutt'altro che un santo con l'aureola. Mirco Sciascia, detto anche lu Sciascion', è stato un collega che ha lavorato con noi da verso metà fino a fine anni '80 circa, ma in realtà è stato ben più di un collega. Lui è stato un compagno di magnate e di bevute, di serate trascorse in montagna ad ululare alla luna, con le bottiglie di vino che passavano di mano in mano... "no no, basta, ti prego!"
"E jamme signurì, e fatte 'n'atre guccett'"
"Ma così mi ubriaco!"
"Embé? e che l'ha da guida' tu la machine?" (machine da pronunciare così com'è scritto, non in inglese!)
Da questo siparietto in dialetto abruzzese, probabilmente si penserà che Mirco fosse un addetto della produzione, una persona di scarsa cultura con un diploma di terza media strappato con lacrime e sangue (dei genitori, non suoi!). E invece no, Mirco Sciascia era (ed è tutt'ora, dato che comunque è ancora vivo e vegeto) un ingegnere, ed anche molto brillante, che in azienda faceva il venditore... e non di noccioline! Però lui si era ritagliato questo personaggio tutto suo di popolano schietto e 'gnurant', di contadino scarpe grosse e cervello fino, di abruzzese forte e gentile. Ed era un personaggio che gli calzava a pennello... vederlo indossare i panni del venditore professionista, che doveva convincere un cliente che tirare fuori qualche miliardata di lire per una nostra linea di produzione sarebbe stato il miglior affare della sua vita, ci faceva un effetto strano, perché noi conoscevamo il Mr. Hyde che si nascondeva dentro di lui, e ci piaceva, ma da morire ci piaceva, molto più del Dr. Jeckyll della facciata istituzionale!
Le serate passate con lui erano impagabili, altro che cabaret! Quando si andava a cena tutti insieme, era di rigore andare prima "a lu bar" a farsi il Campari, e chiudere la cena "nghi nu Jegermasctr" (Jaegermeister, n.d.t.). Mirco aveva una teoria, secondo cui il vero alcolista lo si riconosce dalle quantità di vermouth bianco e limoncelli che si beve, e non dai superalcolici... teoria molto insolita, formulata forse più per negare il fatto che fosse lui stesso un alcolista. E forse alla fine non era vero affatto che lo fosse, perché comunque trascorreva molte ore della giornata in assoluta sobrietà e lucidità di mente. Io credo che tutto sommato fosse solo un gran bevitore con una capacità quasi sovrannaturale di reggere quantità stratosferiche di alcool.
Si tornava a casa con le mascelle doloranti per il gran ridere, e più il vino andava giù, più le risate aumentavano. E non c'erano scuse per smettere di bere... l'unica tolleranza consentita era verso chi doveva guidare, perché Mirco era fuori di testa, ma non era stupido. Anche lui doveva guidare, ma di certo non era intenzionato a rinunciare a bere, per cui lui non portava passeggeri. Se, tornando a casa a tarda-notte-quasi-mattina, si rendeva conto di non essere in grado di tenere la strada, accostava al ciglio e si addormentava in auto. Quante mattine l'abbiamo visto arrivare in ufficio con le occhiaie e la barba lunga di una notte. Andava a darsi una rinfrescata veloce in bagno e prendeva posto alla sua scrivania, non senza sospirare profondamente, perché "quant'è faticos' a guadagnarsi lu pan'!" Intemperanze tante, incoscienza mai.
E durante le nostre bevute ci raccontava le storie, molte vere, molte altre inventate, e altre ancora una mescolanza delle due cose. Racconti popolati da personaggi del nostro folclore locale, paesani che s'incontravano al bar per la partitella di  tressette col quarto e 'na gazzosa, contadini e contadinotte al lavoro nei campi, pastori in transumanza, montanari, manovali, sacerdoti, perpetue e chierichetti. Tutte persone rigorosamente del popolo, semplici e genuine, lavoratori e compagnoni, alcuni fessacchiotti, altri ben più furbi e scafati. Un caleidoscopio di varia umanità, ma sempre caratterizzato da umorismo, perché l'obiettivo delle nostre serate insieme era uno solo: l'allegria.
"Picché signurì, a lu tempe che 'ngi steje li trattur' motorizzate..."
"Mirco... Concetta, mi chiamo Concetta, no signurì!"
"Scì... Concetta... so capite... allora, signurì, ti stev' a ddice..."
Era inutile insistere, lui sapeva perfettamente quale fosse il mio nome, e anche quello delle altre donne, ma noi eravamo tutte signurì, perché è così che si usa tra i paesani, ed era questo colore locale che permeava sempre tutti i suoi discorsi e comportamenti.
Una delle cose che maggiormente mi facevano ridere, era quando raccontava a qualcuno quali fossero le distinzioni tra un settentrionale e un centro-meridionale... "picché tu ha da sape', ca a lu nord, lu milanese lavora... invece a lu sud se fatije. Li sind' la differenze? Lavorare, pare quasi 'na fest'... fatijà invece... già sol' a pronuncià la parole j'é pesand', te pare già de sta a vede' lu sudor' 'mbacce a la frond'!"
Ma ancor più di questo mi faceva divertire la sua distinzione tra farsi la doccia e farsi il bagno... e finalmente si torna al nocciolo della questione! Per lu Sciasion', il nord è la doccia, mentre il sud è il bagno. Perché al nord non si ha tempo da perdere, perché al nord è tutto accelerato, il traffico è accelerato, i ritmi sono accelerati, persino il tempo è più accelerato che al sud, e allora non puoi sprecarlo in una vasca da bagno... devi fare la doccia, 'na botta e via! Al sud invece il tempo si dilata, ma soprattutto sono le persone che non si lasciano irretire dalle corse veloci contro il tempo... quello che non ti va di fare subito lo fai dopo, dov'è il problema? Perché farsi una doccia di corsa, quando puoi startene ammollo un'ora nell'acqua profumata con essenze oleose?
Certo, è un cliché, con cui forse molti della Lega Nord si troverebbero anche d'accordo, e di sicuro a Mirco non gliene fregherebbe una cippa di quello che pensa la gente della Lega, anche perché si tratta sì della stessa visione, ma che si originano in maniera opposta, e non serve sottolineare quale delle due origini preferisco.
Comunque, volendo concludere tutto questo po' po' di sproloquio, ho deciso che voglio fare mia la filosofia di vita di lu Sciascione, e voglio imparare a concedermi più tempo per farmi un bagno nella vasca, per rilassarmi, per coccolarmi, perché io sono un'operosa donna del sud, che rincorre il tempo, ma che sa anche quando è il momento di fermarlo ;-)

PS: non ho più visto Mirco da maggio 2008, quando ci siamo rivisti al funerale di una persona che ci ha profondamente segnato. In quell'occasione ovviamente non ci fu spazio né per le bevute, né per le risate, però so da altri che sebbene lu Sciascione abbia messo la testa a posto e sia diventato papà, in realtà non ha perso del tutto le "buone" abitudini, per cui ancora oggi le sbevazzate si susseguono copiose... chissà se la vita ci ha riservato ancora un'ultima sbevazzata insieme?

2 commenti:

  1. Ciao!

    Ho iniziato proprio da qui,a leggerti,pochi giorni fa.
    Mi piace la tua bibliostanza,sembra di esserci dentro,avvolti dall'atmosfera calorosa e di silenzio che trasmettono i libri.

    A presto

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    1. Ma ciao! Benvenuta anche qui, in quest'altro mio angolo di web... più tranquillo, silenzioso e ordinato della cucina ;-)

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